Jacopo Caggiano, designer della comunicazione. Bisogna sempre ricordare che fare comunicazione significa progettare emozioni per le aziende, università, musei, scuole, sale per concerti: sono tutti luoghi che diventano avamposti contro l’imbarbarimento. Sono luoghi per stare assieme, sono luoghi di cultura, di arte e l’arte ha sempre acceso una piccola luce negli occhi di chi la frequenta.
Noi italiani siamo come dei nani sulle spalle di un gigante, tutti. E il gigante è la cultura, una cultura antica che ci ha regalato una straordinaria, invisibile capacità di cogliere la complessità delle cose. Articolare i ragionamenti, tessere arte e scienza assieme, e questo è un capitale enorme. E per questa italianità c’è sempre posto a tavola per tutto il resto del mondo.
Jacopo Caggiano, fotografo. La Fotografia mi appartiene, come io appartengo alla Fotografia. Entrambi, io e la fotografia, amiamo la luce. Entrambi, io e la fotografia, amiamo il buio. La luce: che ci consente di esistere; il buio: che ci fa apprezzare l’esistenza. E le mie notti, come i miei destini, sono serene e tranquille, avvolte dal buio della luce.
Click! La fotografia mi appartiene, come io appartengo alla fotografia. Da quel primo giorno, sbilanciato da un’immagine precedente, immobilizzata, al di fuori del tempo. Natura morta senza titolo: la mia fotografia, il mio profilo abstract untitled.
Jacopo Cohen, artista. Interazioni multi-mediali nel metafisico metaverso quantistico creativo. Click, partenza dalla stazione Amarcord. Click, destinazione Melanconia. Ciak, si gira.